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giovedì 16 aprile 2009

Facebook: La lista di tutte le emoticons della chat

Con l'aggiunta di semplici combinazioni la chat diventa un pò più carina.. oltre alle solite faccine sorridenti e tristi, Facebook ce ne mette a disposizione alcune più particolari!
Eccole tutte!





:-) :)
:-( :(
:-P :P
:-D :D
:-O :O :-o :o
;-) ;)
8-) 8) B-) B)
8-| 8| B-| B|
>:( >:-(
:/ :-/ :\ :-\
:’(
3:) 3:-)
O:) O:-)
:-* :*
<3
^_^
-_-
o.O O.o
>:O >:-O >:o >:-o
:v
:3
:|]
:putnam:

Qualora ne uscissero delle nuove col tempo, le aggiorneremo prontamente!

mercoledì 15 aprile 2009

Manga – Rough di Mitsuru Adachi





E' ormai dal 1994 che la mia libreria ospita in modo sempre crescente quei capolavori che nel paese del Sol Levante sono conosciuti come Manga. Con questa recensione voglio parlare di quello che in assoluto è il mio preferito di sempre.

Rough di Mitsuru Adachi

Per anni non sono riuscito a convincere la persona che mi ha iniziato ai manga, e molti dei nostri amici, a leggere Rough. Il perché è presto detto: al contrario di altre opere, questa non è appariscente e non ha disegni prossimi al fotorealismo! Ad esempio il concetto di "orecchie" del Maestro Adachi equivale a due cerchi con un buco (come potete vedere nella copertina del primo numero in alto). Rough ha però una dote nascosta ai lettori superficiali.. è magistralmente raccontato, ha una trama intrisa d'amore, di amicizia e colpi di scena devastanti. I personaggi che vengono descritti risultano essere VIVI, con delle emozioni che traspaiono da ogni singola pagina. Paradossalmente poi quando si scende nel profondo della lettura, non si può fare a meno di innamorarsi anche del tratto dell'autore. Ti rendi conto che il tuo pregiudizio iniziale sul suo modo di disegnare era infondato, che quello che riesce a trasmettere con tratti che a volte sembrano rozzi, è invece sentimento allo stato puro. Riesce a creare situazioni di puro spasso, e ad alternarle magistralmente con una struggente serie di vignette, spesso senza dialoghi, dove il sentimento è tangibile, dove i suoi personaggi sembrano tuoi cari amici da tempo immemore, dove ti trovi a fare il tifo perché una determinata situazione finisca in un determinato modo a tutti i costi. I suoi finali poi non sono mai scontati, e non ti danno quasi mai la certezza di come andrà veramente a finire la storia, ma invece ti lascia con quel minimo di incertezza che ti permette di continuare a fantasticare ancora per ore, pensando a cosa succederà dopo. Finisci quasi per credere che la storia continui davvero, e capisci che non è la semplice parola "FINE" a chiudere il tutto. Non nascondo che al termine di Rough, ho pianto.. e non solo la prima volta che l'ho letto.. già perché io adoro rileggere ciò che mi piace.

Il racconto inizia con l’incontro/scontro tra Ami Ninomiya e Keisuke Yamato, 2 ragazzi che frequentano la stessa scuola. Lui è una promessa del nuoto a livello nazionale mentre lei è un'ottima tuffatrice. Per delle vicende che riguardano i loro padri e i loro nonni si ritrovano inizialmente a disprezzarsi (Ami etichetta addirittura Keisuke con la parola “ASSASSINO”). Il resto della storia ve lo lascio scoprire. Sappiate solo che nei racconti del Maestro Adachi vengono descritte vicende di vita vissuta. L'ambientazione è sempre la scuola superiore, e le vicende descrivono l'intero escursus scolastico dei vari protagonisti, con le loro disavventure, le loro ansie, i loro timori e la scoperta dei primi amori. Sentimenti che vengono descritti e mescolati alle tradizioni e al modo di pensare dei ragazzi giapponesi.

Spero di avervi fatto venir voglia di leggerlo, prima o poi, e spero che possiate gioire e vi possiate commuovere come faccio io ogni volta che mi torna la voglia di rientrare nel mondo di Ami e Keisuke.

Ah dimenticavo! Alla fine sono riuscito a far leggere Rough al mio mentore. Questi lo ha fatto leggere a un altro ragazzo, e poi a un altro finché tutti quelli che facevano parte della mia comitiva di otaku non hanno finito per innamorarsene e acquistarlo!

Autore: Caino

giovedì 9 aprile 2009

Attualita' – Il lavoro (precario) nobilita l'uomo?

Sono tremendamente avvilita e amareggiata per la situazione lavorativa in cui si trova l'Italia. Al giorno d'oggi, in un gruppo di amici, 5 su 10 hanno un lavoro, 1 su 5 ha un lavoro a tempo indeterminato sicuro e stabile, il resto sono precari. Dei 5 rimanenti 3 hanno superato l'età per la quale lo stato, grazie al contratto di apprendistato, sovvenziona il loro stipendio, e 2 sono mantenuti dai genitori i quali guadagnano abbastanza per insegnare ai propri figli che è inutile andare a lavorare quando mamma e papà ti comprano la macchina e ti mettono benzina ogni volta che vuoi uscire. Mi sento fortunata in questo, mi sento fortunata a pensare che mia madre e mio padre mi abbiano insegnato il valore dei soldi e del risparmio. Niente ci è dovuto, tutto è da guadagnare. Su questo non ci piove. Mi chiedo solo per quale motivo i datori di lavoro nel privato si credono tutti potenti, dittatori, ricchi e senza un briciolo di amore per il prossimo ma solo per loro stessi? Perché oltre a darti un lavoro provvisorio, sempre in bilico, e retribuito poco, si sentono in dovere di poterti trattare male?.
Chiarisco cosa significhi per me male: arrivare al lavoro e non essere neanche salutati, sentire per ore e ore solamente ordini senza una parola educata e gentile, Lavorare 10 ore, quando sul contratto previste ne risultano 8. Avere 1 ora e mezza di pausa, ma farsene effettivamente solo 1 scarsa. Trovare sulla busta paga a fine mese giorni di malattia scalati, mai fatti! Essere ripresi per cose non sbagliate, Sentirsi DENIGRATI perché si è un po' stanchi, e non potersi rivoltare, non potersi difendere, non poter sputare veleno anche se ne hai la bocca piena. Per cosa? per poche centinaia di euro che ti servono per andare avanti, per sognare un futuro con la persona che ami, ma questo futuro... QUANDO ARRIVERA’? Ogni santo giorno si cerca di trovare qualcosa di meglio, si cerca sempre di trovare quel benedetto posto fisso, sicuro, che ti permetta di fare progetti, ma qui sembra che i progetti possano farli solo quelli che hanno i genitori che guadagnano 6 mila euro al mese, o chi ha un parente in grado di raccomandarlo. E noi povera gente comune? Noi che siamo più capaci e in gamba di molti altri.. Noi che desideriamo solo una casetta per poter vivere tranquilli con i nostri bambini, perché pur sudando non possiamo averla?
Questa è la situazione dei giovani di più di mezza Italia...
Sono vicina a tutti.

venerdì 3 aprile 2009

Recensione Libri - Il piccolo principe

A LEONE WERTH

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il miglior amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano). Perciò correggo la mia dedica:

A LEONE WERTH,

quando era un bambino.

---

Così inizia la magica storia di questo grande bambino. O per meglio dire, così inizia a viaggiare la fantasia dell'autore. Mi scuserete se nel proseguo dell'articolo riporterò alcune citazioni del libro, ma credo che non esistano parole migliori per descrivere le sensazioni che alcuni scorci di esso riflettono in noi.

La storia in sé è molto semplice: sono descritte le avventure di un piccolo bambino, principe di un piccolo pianeta, così piccolo da poter assistere a più tramonti in un solo giorni; bastava che egli spostasse la sua piccola sedia per vederne uno dietro l'altro. Al Piccolo Principe piacevano tanto i tramonti. Egli possedeva tre vulcani, alti pressappoco come lui, dei quali spazzava il camino ogni giorno, per evitare disastri. Inoltre aveva una rosa, della quale si prendeva cura, la riparava dal vento, controllava che i bruchi non le mangiassero le foglie. Un giorno però conobbe uno stato d'animo nuovo, chiamato solitudine. Decise di partire per andare a visitare altri pianeti e conoscere altre persone, altri amici. In ognuno di essi regnava un personaggio strano, in ognuno di essi c'era qualcuno che poteva insegnargli qualcosa di nuovo. Così iniziano le sue vicende, raccontate in un linguaggio semplice, tale da poter essere comprensibile soprattutto ad un bambini.

A titolo di esempio trascrivo il dialogo del piccolo principe con un uomo d'affari, incontrato in uno dei tanti pianeti visitati. Questi aveva la convinzione di possedere le stelle:

"Io", disse il piccolo principe, "possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. È utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle..." L'uomo d'affari aprì la bocca ma non trovò niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò . Decisamente i grandi sono proprio straordinari, si disse semplicemente durante il viaggio"

Dopo tanto vagare il Piccolo Principe giunge sulla Terra. L'arrivo viene descritto non dal punto di vista del nostro piccolo protagonista, ma dall'autore in prima persona reduce da un'incidente aereo che lo costringe a duri giorni nel deserto. Ed è proprio lì che lo scrittore fa la conoscenza di questo strano esserino. Piano piano sembra dimenticarsi del suo guasto aereo e rimane lì, per ore, per giorni, ad apprendere tutto quello che una così piccola creatura può insegnargli.

"Tu , tu avrai delle stelle come nessuno ha"

"Che cosa vuoi dire?"

"Quando tu guarderai il cielo, la notte,

visto che io abiterò in una di esse,

visto che io riderò in una di esse,

allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero.

Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere!

Leggete con attenzione tutto quello che viene raccontato, aprite il cuore ad ogni singola parola che viene detta, provate a captare il significato recondito, l'emozione che l’autore vuole trasmettere, lasciatevi trasportare dall'energia di un bambino che con la sua ingenuità è l'unico in grado di capire veramente cos'è la felicità.Un testo unico intriso di morali che fa parte, purtroppo, di uno dei pochi lavori di questo autore. Per assimilare appieno il succo del libro dobbiamo evitare il classico errore di pensare a un libro per bambini come semplice e scontato. Se si riesce ad aprire il cuore, si è in grado di captare più insegnamenti da questo tipo di libri che da uno di quelli cosiddetti "impegnati". L'autore ci insegna che il mondo, visto con gli occhi di un bambino, è ciò che di più bello e limpido si possa vedere.

NOTE sull'autore: Antoine De Saint - Exupèry: Come sappiamo a volte il destino è beffardo. Come avviene nel suo romanzo, l'autore ha un incidente aereo nel 1944. A differenza del suo scritto però questo incidente gli sarà fatale... Nel 2000, nel centenario della sua nascita gli viene intitolato l'aeroporto di Lione, ex Lyon Satolas

Vi lascio con l'ultima, straordinaria citazione..

Buona lettura

E quando l'ora della partenza fu vicina:

"Ah!" disse la volpe, "…Piangerò".

" La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"

" E' vero", disse la volpe.

" Ma piangerai!" disse il piccolo principe.

" E' certo", disse la volpe.

" Ma allora che ci guadagni?"

" Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".

[...]

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".

" L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.

" E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".

"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

" Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare.

Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"

" Io sono responsabile della mia rosa…." Ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

L'ESSENZIALE E' INVISIBILE AGLI OCCHI

PS:

Questo è lo slogan 2009 del FNAC per la giornata mondiale del libro:



Autore: Reve

mercoledì 1 aprile 2009

Computer – Configurare un programma per la gestione delle E-mail in modalità POP3


Questa è una spiegazione, per grandi linee, relativa alla configurazione di base di un programma di gestione della posta elettronica (Mozilla Thunderbird, Outlook Express, Eudora etc.) . Si parte dal presupposto che chi legge sia già in possesso di un indirizzo di posta elettronica esistente.

Da sapere: Molti grandi provider di posta elettronica NON permettono il download diretto dai propri server di posta POP3. Ad esempio Hotmail di Microsoft non dà accesso ai suoi server ma obbliga l’utente a consultare la posta dal sito. Libero invece da accesso al suo server POP3 solo agli utente che si collegano ad internet utilizzando Infostrada.Ancora Google, con Gmail, non prevede di base che il server POP3 sia attivo per la propria mail. Ma accedendo nella sezione di impostazione del proprio account, tramite il sito di Google stesso, l’inoltro tramite POP3 può essere attivato in maniera completamente gratuita.

Esistono comunque alcuni programmi (Freepops, Hotpop3) che permettono di ovviare al problema della non disponibilità dei server POP3 sopra indicati. Sono dei programmi che simulano la navigazione da parte nostra nel sito, ad esempio quello di Hotmail, per poi dialogare col nostro programma di gestione della posta e simulare il ruolo di server POP3. Parleremo della configurazione (abbastanza complessa) di questi programmi in un futuro post.

  1. Aprire la sezione di creazione di un nuovo account di posta sul nostro programma preferito.
  2. Viene richiesto il Nome visualizzato. Sarà il nome che vedrà chi ricevà le mail che inviamo. (Es: potrà essere messo “Cav. Mario Rossi”
  3. Inserire l’indirizzo di posta per intero (Es: pippo@email.xx)
  4. Tutte le e-mail che vengono inviate al nostro indirizzo di posta, che ancora non sono state scaricate, vengono salvate sul server di posta proprietario della nostra mail. Viene da sé che per fare in modo che il nostro programma scarichi la nostra posta quando ci colleghiamo, dobbiamo indicargli dove andare a cercare le e-mail. Quindi, a seconda della mail che vogliamo scaricare c’è un server POP3 diverso da impostare. La lista dei maggiori server POP3 si può consultare a questo indirizzo

  5. L’indirizzo del server POP3 lo inseriamo, cercandolo come descritto sopra.
  6. Il “nome account” può essere di 2 tipi (a seconda del fornitore della mail, abbiamo solo la possibilità di provarli):
    • Tutta la mail per intero (es: pippo@email.xx)
    • Solo il nome utente (es: con pippo@email.xx inserire solo pippo)
  7. Tutte le e-mail che partono dal nostro computer hanno lo stesso server di posta di uscita. Viene chiamato server SMTP ed è relativo al provider presso cui ci colleghiamo ad internet. Es: Se a casa abbiamo una connessione Fastweb il server SMTP sarà per tutte le nostre caselle di posta elettronica smtp.fastwebnet.it, mentre se abbiamo una connessione Alice il server SMTP sarà out.alice.it

  8. Il server di posta SMTP và cercato nello sito indicato per il server POP3. Come già detto, dato che il server SMTP è relativo alla nostra connessione, sarà uguale per tutte le e-mail che configureremo.